Francesco Della Paglia (cognome originario Slama, 9.1.1882-19.11.1947) fu sin dall’inizio il più stretto collaboratore di Nicolò Cobolli e poi suo successore nella direzione del ricreatorio nel 1914. Ecco come lo ricordò un suo ex allievo nel 1958, in occasione delle manifestazioni per il 50° anniversario del ricreatorio :
Ricordo il maestro Slama Della Paglia, il burbero benefico, dominatore del campo del nostro Ricreatorio, che, munito di fischio e con una possente voce baritonale richiamava i ragazzi troppo vivaci e che, con il suo infallibile occhio e con il movimento dell’indice della mano, li voleva a sé per ammonirli di persona: era un po’ il nostro “BABAU” e, in modo speciale di tutti coloro i quali non avevano ancora avuto occasione di comprendere il Suo grande e nobile cuore, pronto a commuoversi a tutte le altrui sofferenze. Ancora oggi, dopo 50 anni, vivo è in tutti il Suo ricordo: lo prova il fatto che anche numerosi ex allievi anziani (i quali da tempo non hanno più preso parte attiva alla vita del Ricreatorio ma che rilevati ora dalle vecchie relazioni annuali degli anni 1908-1911 e interpellati telefonicamente per avere conferma o meno della loro iscrizione in quegli anni) rispondono invariabilmente : “Sì, frequentavo all’epoca di Cobòl, Slama e Bais”.
Chi non ricorda il maestro Slama, che iniziato il suo incarico in qualità di insegnante di campo, di giardinaggio, di fotografia e poi in qualità di direttore, dopo le lunghe evoluzioni che ci faceva fare sul campo, ci chiamava “a raccolta” e, prima di congedarci, aveva sempre una parola che faceva breccia nei nostri cuori e lasciava un segno indelebile.
La guerra del 1914/18 confinò anche Lui, come Nicolò Cobolli in un paesello stiriano inospitale sì, ma roccaforte dell’irredentismo italiano dei “pomigadori” nelle file dell’esercito austriaco e spina pungentissima nella sua organizzazione. A coloro che andavano a salutare, Egli infondeva coraggio, speranza e certezza nel prossimo crollo dell’Austria.
A liberazione avvenuta, assieme ad un gruppo di allievi anziani che avevano avuto la fortuna dii trovarsi già a Trieste, fu Slama ad innalzare il tricolore sul Ricreatorio il 30 ottobre 1918. Con lui in testa, sfilammo per le vie della città, con la vecchia bandiera del Ricreatorio, ricevuta in dono dalla popolazione del rione e salvata dall’allora bidello, Giovanni Terscon durante i primi giorni del novembre dello stesso anno, per salutare le truppe liberatrici.
E chi degli anziani non ricorda i pellegrinaggi commemorativi sul Carso, organizzati dal maestro Luciano Bais e intrapresi, sotto la sorveglianza del direttore Slama Della Paglia? Nel 1919 quando, pur essendo in più di un centinaio di partecipanti, attraversammo trincee e camminamenti, pieni ancora di materiale esplosivo, senza il minimo incidente ?
Francesco Slama si è spento dopo una dolorosa malattia e, l’ultimo giorno della sua vita, mi ripetè il suo motto, fatto incidere sul pronao del ricreatorio “AMA L’ITALIA, SIMBOLO DI LIBERTA’ E GIUSTIZIA” e, declamando le strofe dell’inno a Trieste del maestro Rota, inno che noi cantammo sulla Sua tomba, durante la Sua tumulazione; “QUANDO SVENTOLA NEL SOLE DELLA PATRIA LA BANDIERA RIALZAM LA FRONTE ALTERA CON UN FREMITO NEL CUOR”.
E quel fremito, che durante tutta la sua esistenza cercò sempre di inculcare nel cuore dei Suoi allievi, vibri ancor oggi più che mai in Sua memoria in questo cinquantesimo anniversario, che ricorda tutto il Suo lavoro e sacrificio, per noi, ragazzi di allora.